Il Ministro tunisino degli affari locali e dell’ambiente e l’Ambasciatore d’Italia a Tunisi hanno visitato 4 comuni di Mahdia (Hekaima, Telalsa, Sidi Zid Ouled Mouel, Zelba), parte del programma PRODEC finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Sviluppo per un importo totale di 25 milioni di euro.
I 4 comuni interessati riceveranno per il periodo 2020-2022 un importo di oltre 9 milioni di dinari (3 milioni di euro) per l’esecuzione dei piani di investimento locale. La visita congiunta ha permesso di discutere con i sindaci, i funzionari eletti dei consigli comunali e le comunità interessate, circa gli interventi e i progetti che verranno realizzati nei prossimi mesi e che andranno a beneficio di 73.000 abitanti.
Le Ministre tunisien des Affaires Locales et l’Ambassadeur d’Italie ont visité 4 municipalités de #Mahdia, part du programme financé par l'@aics_it, pour réaffirmer le rôle de la coopération tuniso italienne dans l'amélioration des services communaux fournis aux citoyens. pic.twitter.com/ShjlRoT55u
Youssra ha 25 anni e vive a Tataouine, nel sud della Tunisia, a più di 6 ore di viaggio dalla capitale. Chiamata “la porta del deserto”, questa città si affaccia su montagne sabbiose sparse a macchia di leopardo tra i villaggi berberi risalenti al XV e XVI secolo.
Storia e tradizione hanno da sempre accompagnato la vita di Youssra che, come altre giovani donne della zona, fino a pochi mesi fa non aveva un luogo in cui incontrare le sue coetane che non fosse la propria casa. A Tatouine, infatti, luoghi di ritrovo come i bar sono quasi esclusivamente frequentati da uomini, i soli che di fatto abbiano diritto a rilassarsi, bere un tè e godere della compagnia di altri pari. Un’usanza rimasta indiscussa fino all’ottobre 2019, quando Youssra ha inaugurato Al Maqam (luogo sacro in arabo), una sala da tè senza filtro di genere all’ingresso.
Al Maqam è uno spazio sociale e culturale che non discrimina, ma invita all’incontro di persone e delle loro esperienze di vita. Si gioca, si naviga su internet, si ascolta musica live e si degustano prodotti tipici, il tutto godendo di un’atmosfera conviviale e senza essere disturbati dal fumo di sigaretta. Molte donne provenienti dai villaggi vicini vi trovano ristoro e riposo in attesa delle corse senza orario fisso dei mezzi di trasporto pubblico.
“Sono fiera di questo spazio che è ormai diventato il rifugio delle donne. Stiamo cambiando la mentalità della popolazione di Tataouine. Questo ha richiesto molto coraggio perché il settore è dominato dagli uomini”, ha raccontato Youssra, ormai diventata un modello per molte donne, che in lei vedono riscatto e ambizione. Infatti qui il cammino per l’affermazione professionale delle donne è ancora seminato di ostacoli. “Se hanno un proprio business, devono lavorare il doppio degli uomini per avere successo. Se lavorano come dipendenti, sono sfruttate dal datore di lavoro: carico lavorativo duro e paga ridotta”, ha dichiarato Selma Mkadmini, tesoriera dell’ong italiana ARCS che ha contribuito alla creazione della sala da tè.
Youssra è uno dei volti del progetto TER-RE, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che in quattro anni ha permesso a un centinaio di produttrici agricole, artigiane ed esperte in prodotti di cosmesi naturale di riunirsi in cinque cooperative, di migliorare la qualità del loro lavoro e trovare un mercato per i loro prodotti. Un progetto che ha dato vita al marchio “TATAOUI”, non solo un label commerciale premiato dal governo tunisino nel 2018, ma un successo di tradizione e innovazione e di empowerment femminile. Youssra è una voce in un coro di donne che pretendono inclusione sociale e finanziaria. Youssra è una donna tunisina che grida all’uguaglianza di genere nei fatti.
L’Ambasciata d’Italia in Tunisia e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) – Sede di Tunisi, in collaborazione con il World Food Programme (WFP), hanno organizzato lo scorso 21 ottobre l’evento “La tavola verde” per discutere di spreco alimentare, a carte scoperte!
Trasmesso in diretta Facebook su AICS Tunisi, “La tavola verde” ha invitato decisori politici, istituzioni, società civile, settore privato e consumatori a partecipare ad una riflessione collettiva sul come e perché sia ormai necessario avere un approccio più responsabile nel produrre e consumare cibo in Tunisia. In un’ora e trenta, adulti e bambini si sono confrontati, dentro e fuori la cucina, a suon di domande, padelle e disegni.
Quest’appuntamento tunisino si è inserito nel calendario della quinta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, il più grande evento pubblico italiano, esteso alle rappresentanze diplomatiche all’estero, per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani, imprese, associazioni e istituzioni sui temi legati allo sviluppo sostenibile, nonché per valutare i risultati raggiunti dalla comunità internazionale nell’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Quest’anno, la Cooperazione Italiana in Tunisia ha voluto scegliere un tema cardine tra le priorità del cittadino responsabile e legato all’obiettivo di sviluppo sostenibile n.12 – stabilire modelli di consumo e produzione sostenibili.
Presenti all’appello della presentatrice Peeka, influencer e star della TV tunisina, c’erano anche i rappresentanti dei Ministeri tunisini dell’Educazione e dell’Agricoltura, del WFP, dell’UNICEF, dell’OSC italiana COSPE, dell’incubatore LAB’ESS e dell’organizzatore di catering eco-solidali Ftartchi. Ad aprire il dibattito tra i banchi di scuola, l’Ambasciatore d’Italia, Lorenzo Fanara, che ha affermato: “Il tema dello spreco alimentare è importante per il nostro futuro. Siamo 8 miliardi al mondo e continuiamo a sprecare cibo nei ristoranti negli hotel, nei ristoranti e a casa. “
Effettivamente al mondo ci sarebbe cibo per tutta la popolazione, eppure 1 persona su 9 si addormenta ogni giorno affamata. Circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato lungo la catena di approvvigionamento, dalla produzione agricola al consumo. In Tunisia, il 5% della spesa alimentare delle famiglie finisce nella spazzatura e più del 10% del pane prodotto viene buttato quotidianamente. Questo spreco rappresenta uno sfruttamento inappropriato e non necessario delle risorse naturali e umane, come la terra coltivabile, l’acqua e il lavoro, producendo emissioni di gas serra che potrebbero essere evitate.
In un mondo sempre più obbligato ad un uso razionale delle risorse, “La tavola verde” ha creato un momento di riflessione collettiva e dinamica, in cui il valore aggiunto si è concretizzato nella diversità identitaria dei suoi partecipanti. In questa prospettiva, il “pensare insieme” diventa preludio imprescindibile all’ “agire responsabile” nel microcosmo familiare e nel sistema Paese.
Firmato oggi al Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Idriche e della Pesca a Tunisi l’accordo tra l’Istituto della Ricerca e dell’Insegnamento Superiore Agricolo (IRESA) e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) nel quadro del programma ADAPT, finanziato dall’Unione Europea.
Le conscenze tecniche e scientifiche dell’IRESA rappresentano oggi un valore aggiunto per il programma, il cui obiettivo é il sostegno allo sviluppo di sistemi di produzione agricola e di pesca sostenibili attraverso un supporto finanziario agli operatori privati del settore (Fondo di sostegno). Grazie alla rete istituzionale che l’IRESA é in grado di attivare, il mondo della ricerca scientifica e quello del settore privato potranno rinforzare la loro collaborazione e gettare le basi per una transizione ecologica che parta da innovazione e utilizzo razionale delle risorse naturali.
“Crediamo fortemente al potenziale di investimenti verdi per la costruzione di una Tunisia del futuro – ha dichiarato il Direttore dell’AICS Tunisi Andrea Senatori – e siamo felici di poter promuovere una crescita economica sostenibile che passi attraverso la resilienza dei suoi attori di fronte alle crisi globali, comprese quelle portate dai cambiamenti climatici”.
Sotto l’egida dell’Unione Europea, la nascente collaborazione faciliterà anche la condivisione dei risultati delle pratiche sostenibili, a favore di una maggiore consapevolezza collettiva sul loro impatto economico, sociale e ambientale.
Alle ore 23 di venerdì 8 settembre una forte scossa di terremoto di magnitudo 7 ha scosso la regione di Marrakech in Marocco. Ad oggi si contano quasi 3.000 morti e 6000 feriti, un bilancio che non cessa di mutare. Le zone più colpite si trovano in aree montagnose rese ancora più inaccessibili dalle frane e dai danni infrastrutturali causati dalle scosse.
La macchina della solidarietà si è messa in moto da giorni. Molte ong italiane, da anni presenti sul territorio, sono già impegnate in attività di assistenza post-emergenza.
Sul sito dell’Ambasciata d’Italia a Rabat sono elencate tutte le iniziative del Sistema Italia e delle istituzioni marocchine per raccogliere fondi a sostegno delle comunità più colpite.
Il team tecnico italo-marocchino, composto anche da esperti dell’Università di Siena , ha visitato i siti archeologici di Chellah e Volubilis, che sono oggetto di un intervento volto alla loro conservazione come parte del programma italo-marocchino di conversione del debito.
La valorizzazione del patrimonio archeologico può diventare un veicolo per lo sviluppo del Marocco.
L’équipe technique italo-marocaine a visité les sites archéologiques de #Chellah et de #Volubilis, objets d’une intervention visant leurs préservation et valorisation dans le cadre du programme italo-marocain de conversion de la dette pic.twitter.com/tpmdl0MY7Q
tra pochi giorni termino il mio incarico presso la sede di Tunisi ed anche, come forse sapete, il mio lavoro presso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).
Vado in pensione dopo quarant’anni di lavoro nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e gli ultimi trenta trascorsi prima con la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) e poi con AICS. Sono contento di aver concluso questo lungo percorso professionale in Tunisia, un paese che sicuramente mi resterà nel cuore e che in questi quattro anni di lavoro mi ha dato molto.
Sono arrivato a Tunisi alla vigilia della conferenza Tunisia 2020 nel novembre 2016 e subito dopo, nel febbraio 2017, abbiamo potuto firmare il Memorandum per la Cooperazione allo sviluppo tra Italia e Tunisia. Un Memorandum che teneva conto delle indicazioni di Tunisia 2020, dava continuità a quanto realizzato in passato per le piccole e medie imprese tunisine e per il settore educazione ma che apriva anche a nuove prospettive, come il sostegno al settore agricolo attraverso l’apertura di una nuova linea di credito e la possibilità di finanziare imprese sociali nell’ambito della nuova legge per l’economia sociale e solidale, a cui la Cooperazione italiana ha contribuito insieme ad altri donatori con attività di assistenza tecnica. Abbiamo anche sostenuto il processo di decentralizzazione già previsto dalla recente costituzione tunisina e rafforzato le capacità di governance sia a livello centrale che locale con progetti realizzati dalle Nazioni Unite, dal CIHEAM, collaborando con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), con autonomie locali italiane e tunisine o direttamente finanziando l’amministrazione tunisina.
Le attività che abbiamo intrapreso in questi ultimi anni sono state anche caratterizzate dal forte legame con quanto realizzato dall’Unione europea in Tunisia e tale collaborazione è stata poi concretizzata attraverso un importante finanziamento che la UE ci ha affidato e che è complementare a quanto da noi già messo a punto per sostenere lo sviluppo del settore agricolo.
La sede AICS di Tunisi ha anche una competenza regionale ed in questi anni si è cercato di dare continuità ai progetti ancora in corso in Marocco e in Algeria e si sono avviate e sviluppate iniziative di cooperazione per far fronte alla crisi libica, realizzando interventi di emergenza e di stabilizzazione anche attraverso finanziamenti e programmi che la Cooperazione italiana ha gestito per conto dell’Unione Europea. Tutto questo si è potuto realizzare grazie all’intesa che abbiamo avuto con le Ambasciate a Tunisi, Tripoli, Algeri e Rabat e all’impegno di tutti coloro che hanno lavorato nei nostri uffici con grande competenza e dedizione, ma soprattutto con la consapevolezza che il nostro lavoro ha sempre una ragione in più per essere fatto e che tale ragione dà un senso particolare a ciò che facciamo.
Ho incominciato il mio lungo percorso professionale lavorando con una ONG in un campo profughi in Somalia nel 1981 e da questa iniziale esperienza ho sempre cercato di collaborare e di lavorare con particolare attenzione con le ONG e le organizzazione della società civile (OSC), consapevole che attraverso il loro lavoro si potesse rafforzare la società civile locale ed intervenire concretamente, sostenendo direttamente i processi di sviluppo delle comunità. Anche in quest’ultima esperienza presso la sede AICS di Tunisi penso di aver avuto come importanti e spesso indispensabili interlocutori le ONG/OSC che hanno risposto ai nostri bandi per realizzare numerosi interventi in Libia ma anche per favorire e sostenere lo sviluppo locale e di comunità in Tunisia e Marocco. Senza di loro sarebbe per noi stato impossibile intervenire in molte situazioni locali ed in modo così attento e capillare.
Andrea Senatori è stato nominato mio successore presso la sede di AICS in Tunisia. Con Andrea siamo colleghi ed amici da molto tempo ed abbiamo avuto molte occasioni di lavorare assieme; nei precedenti anni, quando ero a Beirut, per la crisi siriana e in ultimo proprio per la crisi libica. Sono sicuro che Andrea svilupperà e migliorerà quanto si è fatto fino ad oggi e valorizzerà ulteriormente le risorse umane e finanziarie che sono state messe a disposizione della sede. Andrea ha inoltre il vantaggio che potrà avvalersi di Annamaria Meligrana, una giovane collega che ha già una consolidata esperienza e che sicuramente gli sarà di grande aiuto. Assieme, sono sicuro, faranno una squadra molto forte. Non sarà tuttavia un compito facile. Sappiamo tutti quanto la pandemia COVID abbia ulteriormente aggravato le difficoltà sociali, economiche e di leadership che la Tunisia stava attraversando. La transizione avviata nel 2011 non si è ancora conclusa e non si è ancora consolidata una nuova capacità gestionale ed amministrativa, soprattutto non si sono completate quelle riforme strutturali che da molti osservatori sono auspicate.
Penso che lo sviluppo sia una sintesi tra la crescita economica e la buona governance e sono convinto che la Cooperazione italiana nei prossimi anni continuerà a non far mancare il proprio sostegno per contribuire allo sviluppo di questo bellissimo Paese e di tutta la regione.
Oggi, presso l’hotel El Andalous di Tripoli, si è tenuto l’evento di lancio della Fase 2 del programma di cooperazione delegata “Recovery, Stability and Socio-Economic Development in Libya – Baladiyati”, eseguito dall’AICS in coordinamento con UNDP e UNICEF grazie ai fondi dell’Unione Europea (EU Trust Fund for Africa).
Su iniziativa del Ministero della Governance Locale (MoLG), l’evento ha costituito un’occasione di incontro tra il MoLG, l’Unione Europea, le tre agenzie esecutrici del programma e i sindaci delle quindici municipalità nel sud della Libia indentificate per gli interventi della Fase 2 di Baladiyati.
La giornata si è aperta coi saluti istituzionali del Vicepresidente del Consiglio Presidenziale, Al Koni, e del MoLG nella persona del Ministro, Badr Eldin Sadig Altoumi, del Ministro della Pianificazione, Faker Bogarna, dell’Ambasciatore dell’Unione Europea in Libia, José Antonio Sabadell, dell’Ambasciatore Italiano in Libia, Giuseppe Buccino, del Titolare della Sede AICS di Tunisi, Andrea Senatori, del Resident Representative per la Libia di UNDP, Marc-André Franche, dell’Acting Special Representative per la Libia di UNICEF, Mr.Khaldoun Shakkour e infine di un rappresentante dei sindaci delle quattordici municipalità.
Ai saluti istituzionali è seguita una sessione dedicata ad illustrare gli obiettivi generali del programma, i settori e le aree geografiche di intervento, condotta dai rappresentanti delle unità tecniche di AICS, UNDP e UNICEF.
Il programma Baladiyati ha preso avvio nell’ottobre 2018 grazie a un primo finanziamento di 50 milioni di euro di fondi comunitari (Baladiyati Fase 1), che hanno permesso all’AICS (agenzia assegnataria di 22 milioni di euro), UNDP (18 milioni di euro) e UNICEF (10 milioni di euro) di realizzare oltre 200 interventi prioritari nei settori dell’istruzione, della sanità e dell’igiene pubblica (WASH), operando in 27 municipalità libiche dislocate in tutto il Paese.
Con la Fase 2, cominciata ufficialmente lo scorso giugno, l’Unione Europea attribuisce alle stesse agenzie esecutrici un ulteriore contributo di 26.2 milioni di euro (AICS: 16 milioni, UNDP: 6.1 milioni, UNICEF: 4.1milioni), per sostenere 15 municipalità nel Sud della Libia, una regione caratterizzata da dinamiche socioeconomiche, istituzionali e securitarie particolarmente complesse.
Nella Fase 2 di Baladiyati, l’AICS interverrà nel rafforzamento dei servizi di base nei settori dell’istruzione e WASH in continuità con la Fase 1, nel settore agro-alimentare, a sostegno delle attività produttive delle famiglie più vulnerabili e delle produzioni locali e nel settore dell’energia rinnovabile.
Giovani, imprenditoria, marketing territoriale e partenariato italo-tunisino sono gli elementi fondanti del progetto Start-up Tunisie realizzato nel nord-ovest della Tunisia grazie al co-finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). A realizzare il progetto sul campo da inizio 2018 a giugno 2022 una rete di partner pubblici e privati, accademici e istituzionali, italiani e tunisini* capeggiati dal Comune di Fano e impegnati nel condividere know how e costruire relazioni di conoscenze tra imprese agricole biologiche marchigiane e imprese tunisine.
Con l’obiettivo di rafforzare il sistema delle piccole e medie imprese (PMI) gestite da donne e giovani, il progetto ha contribuito a promuovere nuove opportunità di lavoro tra quanti, per le condizioni storico-contestuali, nutrivano poche aspettative su potenziali entrate salariali. In Tunisia, infatti, sebbene l’economia abbia attraversato un significativo processo di ammodernamento, di diversificazione della produzione domestica e di aumento di esportazioni e di investimenti esteri dall’indipendenza ad oggi, la popolazione si ritrova ad affrontare un rinnovato periodo di insicurezza socio-economica che gli effetti di una pandemia globale, aggiunti all’instabilità politica e alle più recenti minacce alla sicurezza alimentare, hanno amplificato. Le ultime proiezioni di crescita per il 2022 si attestano al 2,6% secondo la Banca Centrale della Tunisia e il tasso di disoccupazione è arrivato a toccare il 16,1% nel primo trimestre del 2022, con tassi ancora più elevati per le donne (20,9%) e i giovani tra i 15 e i 24 anni (38,5%) secondo l’Istituto Nazionale della Statistica (INS).
In questo contesto delicato, le PMI potrebbero avere un ruolo centrale per il rilancio dell’economia tunisina in virtù della loro essenza di pilastro per il tessuto economico, contribuendo fino al 40% del PIL nazionale e offrendo lavoro a più della metà della popolazione. Dati INS alla mano, basta poco per capire che scommettere sulle PMI significa dare nuovi stimoli al clima degli affari e nuovi incentivi all’inclusione socio-economica di categorie della popolazione a più alto rischio di marginalizzazione.
Start-up Tunisieè intervenuta proprio in una delle regioni più povere e svantaggiate della Tunisia, ma a forte potenziale di sviluppo economico, con un focus sui settori dell’agricoltura, dell’allevamento, della trasformazione agro-alimentare e dei servizi eco-turistici. Sono state create 16 nuove imprese a impatto sociale e ambientale e rafforzate 14 già esistenti attraverso percorsi di coaching e formazione pianificati secondo i reali bisogni in marketing e commercializzazione e il sostegno alla partecipazione a manifestazioni fieristiche sul territorio nazionale. Al termine delle attività, sono stati creati 114 nuovi posti di lavoro a beneficio di risorse umane ben radicate nel territorio e conoscitrici della sua ricchezza. Il progetto ha consentito di impiegare una forza lavoro giovane, preparata e competente, con prospettive carrieristiche a più lungo raggio. È stata centrale la componente di autoctonia nel fare impresa per valorizzare al meglio il territorio, senza però rinunciare all’innovazione, all’internazionalizzazione e a nuovi modelli di business che il partenariato territoriale italo-tunisino ha contribuito ad integrare nelle strutture aziendali.
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* ALI Autonomie Locali Italiane, CEFA, Università di Urbino, Consorzio Marche Biologiche, Fondazione Agraria Cante di Montevecchio, ODESYPANO – Ente dello Sviluppo Agro-Silvo-Pastorale del Nord-Ovest, ISPT – Istituto di ricerca e insegnamento superiore silvo-pastorale di Tabarka, CRDA – Commissariato Regionale dello Sviluppo Agricolo, Delegazione di Tabarka , Delegazione di Ain Draham, Delegazione di Fernana, Associazione Sidi Bou Zitouna.
Il cambiamento climatico ha un impatto molto serio in Tunisia che si manifesta con periodi sempre più prolungati di siccità, un intensificarsi della desertificazione, erosione delle coste ed eventi meteorologici estremi come le recenti alluvioni che hanno colpito il Nord-Ovest del Paese. Tali fenomeni hanno effetti particolarmente gravi sulle donne, soprattutto in ambito rurale. Il cambiamento climatico, infatti, contribuisce ad un peggioramento generalizzato della condizione socio-economica femminile, di fatto accrescendo il rischio di esposizione alla violenza di genere.
AICS è da sempre al fianco delle donne Tunisine e promuove una visione inclusiva delle questioni di genere in tutti i suoi interventi. In particolare, il progetto PRESTO, Promuovere la Resilienza al Cambiamento Climatico e la Gestione Sostenibile delle Risorse Naturali in Tunisia, fornisce un appoggio tecnico e finanziario alle associazioni della società civile tunisina attive nell’ambito del cambiamento climatico e del rispetto dell’ambiente in quattro governatorati: Bizerte, Nabeul, Jendouba e Mahdia. Il progetto può contare su un finanziamento di 2,8 milioni di euro da parte della cooperazione italiana e vede come capofila l’OSC CEFA, in partenariato con l’OSC ICU ed altre organizzazioni locali.
Tra gli attivisti coinvolti nel progetto PRESTO troviamo l’associazione Voix Des Femmes di Nabeul. Fondata nel 2011, l’associazione conta oggi circa quaranta iscritte di cui 12 membri attive e promuove azioni di sostegno all’inclusione sociale ed economica, come mezzo di emancipazione delle donne in condizione di maggiore vulnerabilità e a rischio di violenza.
La presidente dell’associazione, Mme Mariem Garaali Hadoussa, ribadisce l’importanza del progetto PRESTO per l’associazione: “sul territorio, constatiamo già gli effetti negativi del cambiamento climatico per le donne. Diventa quindi sempre più urgente sensibilizzare il genere femminile sui rischi che si corrono continuando a ignorare questa tematica e le sue ripercussioni sulla salute e sul tenore di vita”.
“La ricerca di finanziamenti per la lotta alla violenza di genere diventa sempre più complicata. Molti uomini in Tunisia, pensano che le donne abbiano già molti diritti, anche troppi. Ma la nostra associazione persiste e continuerà ad ispirare fiducia e forza nelle donne per aiutarle a uscire da situazioni di precarietà. È questo l’aspetto principale del nostro lavoro” aggiunge Mme Garaali.