LA TAVOLA VERDE: tra i banchi di scuola e in cucina per parlare di spreco alimentare

di Martina Palazzo

L’Ambasciata d’Italia in Tunisia e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) – Sede di Tunisi, in collaborazione con il World Food Programme (WFP), hanno organizzato lo scorso 21 ottobre l’evento “La tavola verde” per discutere di spreco alimentare, a carte scoperte!

Trasmesso in diretta Facebook su AICS Tunisi, “La tavola verde” ha invitato decisori politici, istituzioni, società civile, settore privato e consumatori a partecipare ad una riflessione collettiva sul come e perché sia ormai necessario avere un approccio più responsabile nel produrre e consumare cibo in Tunisia. In un’ora e trenta, adulti e bambini si sono confrontati, dentro e fuori la cucina, a suon di domande, padelle e disegni.

 

Quest’appuntamento tunisino si è inserito nel calendario della quinta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, il più grande evento pubblico italiano, esteso alle rappresentanze diplomatiche all’estero, per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani, imprese, associazioni e istituzioni sui temi legati allo sviluppo sostenibile, nonché per valutare i risultati raggiunti dalla comunità internazionale nell’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Quest’anno, la Cooperazione Italiana in Tunisia ha voluto scegliere un tema cardine tra le priorità del cittadino responsabile e legato all’obiettivo di sviluppo sostenibile n.12 – stabilire modelli di consumo e produzione sostenibili.

Presenti all’appello della presentatrice Peeka, influencer e star della TV tunisina, c’erano anche i rappresentanti dei Ministeri tunisini dell’Educazione e dell’Agricoltura, del WFP, dell’UNICEF, dell’OSC italiana COSPE, dell’incubatore LAB’ESS e dell’organizzatore di catering eco-solidali Ftartchi. Ad aprire il dibattito tra i banchi di scuola, l’Ambasciatore d’Italia, Lorenzo Fanara, che ha affermato: “Il tema dello spreco alimentare è importante per il nostro futuro. Siamo 8 miliardi al mondo e continuiamo a sprecare cibo nei ristoranti negli hotel, nei ristoranti e a casa. “

Effettivamente al mondo ci sarebbe cibo per tutta la popolazione, eppure 1 persona su 9 si addormenta ogni giorno affamata. Circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato lungo la catena di approvvigionamento, dalla produzione agricola al consumo. In Tunisia, il 5% della spesa alimentare delle famiglie finisce nella spazzatura e più del 10% del pane prodotto viene buttato quotidianamente. Questo spreco rappresenta uno sfruttamento inappropriato e non necessario delle risorse naturali e umane, come la terra coltivabile, l’acqua e il lavoro, producendo emissioni di gas serra che potrebbero essere evitate.

In un mondo sempre più obbligato ad un uso razionale delle risorse, “La tavola verde” ha creato un momento di riflessione collettiva e dinamica, in cui il valore aggiunto si è concretizzato nella diversità identitaria dei suoi partecipanti. In questa prospettiva, il “pensare insieme” diventa preludio imprescindibile all’ “agire responsabile” nel microcosmo familiare e nel sistema Paese.

Scarica il comunicato stampa

Scarica il programma

Video integrale dell’evento:

 

Un “basta!” che salva

Per la rubrica: “Voci di Noi Altr* AICS”

di Martina Palazzo

«Mi è sempre stato tutto vietato, da bambina e da adulta. Il mio ruolo era obbedire e stare zitta.” Inizia così il racconto di Asma (nome fittizio), donna sulla quarantina e madre di 3 minori, vittima di violenze perpetue e soprusi che negli anni hanno spento qualsiasi sogno, annullato ogni germoglio d’ambizione. Vive in un villaggio di appena 600 abitanti in una zona costiera del sud della Tunisia, dove la pesca sfama le famiglie e i mezzi di trasporto per la grande città, Zarzis a mezz’ora di strada, sono radi.
Asma è una donna che si è ritrovata sola, senza casa e con tre bambini da accudire quando nel 2016 ha deciso di divorziare. La società le ha voltato le spalle senza diritto d’appello. La sua famiglia l’ha picchiata e l’ha denigrata verbalmente. “Una donna analfabeta come te non può permettersi di prendere decisioni. Torna a casa e sii paziente. Rispetta tuo marito e resta al tuo posto”, questa è stata la sentenza finale del padre. Nulla di diverso rispetto alle parole che amaramente raccoglieva ogni volta che varcava la porta di casa dei suoi genitori con i segni della violenza, quella fisica e quella morale, che mostrava sul volto e imprigionava negli occhi. Persino nell’intimità di coppia era trattata come un animale, come un cane al servizio di un uomo padrone privo di amore, di affettività, di rispetto. Eppure Asma ha resistito per 15 anni, annientata, violata e abusata tra le mura prigione di quella casa. Tre gravidanze dopo, ha deciso di dire “basta!”. “Quando ho sentito il pianto del mio terzogenito appena uscito dal mio ventre, ho capito che dovevo mettere un punto. Dovevo proteggere i miei figli e assicurar loro un futuro di sogni. Non ero più solo responsabile della mia vita, eravamo in quattro”, dice Asma con la voce strozzata.

Il piccolo aveva appena un mese di vita quando Asma si è recata presso il centro polivalente “Nejmet Tounes”, creato dal CIHEAM nell’ambito del progetto regionale GEMAISA, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Una sua vicina le aveva consigliato di partecipare ad una delle sessioni d’informazione, sensibilizzazione, formazione e orientamento rivolte alle donne per facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Asma non cercava un impiego, ma uno spazio dove liberarsi dal fardello. Lì ha deciso di confessare e confessarsi, proprio lì ha trovato chi ha ascoltato la sua storia. Tra le orecchie ricettive c’erano quelle di Samia Mtimet, la responsabile del progetto e del centro. È lei che dal 2016 accoglie le donne di Zarzis e dintorni che hanno bisogno di assistenza professionale, tecnica, psicologica e giuridica. Samia, grazie ad un training ad hoc fornito dall’associazione LeNove, ascolta in totale riservatezza, registra i dati e poi indica l’entità più indicata per dare un seguito alla richiesta.

 

“Persino durante la pandemia covid-19 abbiamo dato continuità ai nostri servizi telefonicamente. È importante che queste donne sappiano che qui c’è sempre qualcuno disponibile e pronto ad ascoltarle”, rivela Samia. Niente di più vero se si considera l’impatto del confinamento, decretato dal governo come misura preventiva contro l’espandersi del coronavirus, sulle donne. Dal 22 marzo al 3 maggio 2020, il numero verde istituito dal Ministero della Donna ha ricevuto più di 7000 segnalazioni di violenze di genere. Nello stesso periodo la pandemia ha causato spesso l’impossibilità per le vittime di accedere ai servizi di giustizia, minacciandone la sicurezza fisica e psicologica. Sebbene la legge tunisina n. 58 del 2017 rappresenti uno strumento legale per eliminare le violenze di genere, il numero di donne vittime di atti di violenza domestica e familiare è in aumento.

 

“I problemi più ricorrenti delle donne sono legati ai divorzi difficili, all’eredità e alle questioni fondiarie, agli abusi di potere sul posto di lavoro e alle violenze”, ci spiega Tijania Jelliti, avvocatessa di Zarzis che presta servizio volontario presso lo sportello giuridico di Nejmet Tounes. È lei che ha seguito legalmente Asma dal 2016 a settembre 2021 quando il tribunale ha chiuso definitivamente il caso, riconoscendole il diritto a riappropriarsi della casa e a ricevere mensilmente il mantenimento dal marito per sé e per i figli.

In Tunisia esiste un quadro legislativo che riconosce e tutela i diritti delle donne, ma molte non ci si appellano perché ne ignorano l’esistenza. Non difendono i loro diritti perché non sanno di averli,” conclude l’avvocatessa.

 

Asma oggi lavora, non vive più nel silenzio e nel diniego. “Quando mi guardo allo specchio vedo ancora una bambina che ha tanti sogni da realizzare”, ci racconta con un sorriso quasi furtivo. Lei ha trovato altre donne sul cammino della liberazione e della riaffermazione personale. A dispetto del ripudio della sua comunità d’origine, ancora intrisa di preconcetti e costumi iniqui, Asma è riuscita a trovare la forza nella sua progenie, in quella che lei definisce “espansione del mio io”. Per loro vuole essere un modello di vita, un esempio di coraggio e di forza perché gli obiettivi si sognano e si realizzano solo grazie ad un forte senso di autodeterminazione.

“Oggi racconto la mia storia perché possa essere d’ispirazione a molte donne che subiscono violenze. Abbiate coraggio di denunciare per iniziare a vivere.”

               

GEMAISA è un progetto regionale finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e realizzato dal CIHEAM di Bari in sei Paesi del Mediterraneo, (Marocco, Tunisia, Egitto, Giordania, Libano e Palestina). Il progetto, composto di due fasi e conclusosi a settembre 2021, mira a migliorare i mezzi di sostentamento delle donne rurali aumentandone la partecipazione nelle filiere agroalimentari locali e contribuendo al rafforzamento della capacità dei Ministeri dell’Agricoltura circa l’integrazione delle questioni di genere nelle loro politiche, strategie e programmi. L’obiettivo finale di tutte le attività è di avviare un’azione collettiva per il cambiamento e l’inclusione di genere sostenendo la partecipazione delle donne alla vita e al lavoro civile.

L’Agenzia sostiene la “16 Days Campaign” per prevenire e eliminare la violenza contro le donne e le ragazze. #OrangetheWorld

Il “fatto a mano” tunisino alla Fiera dell’Artigianato di Milano

   

di Martina Palazzo

Per la prima volta nella loro carriera, 12 artigiani tunisini espongono le loro creazioni oltre i confini nazionali. Sono a Milano all’« Artigiano in fiera » dal 4 al 12 dicembre per mostrare il savoir-faire del loro Paese tra tradizione e innovazione.

Giovani donne e uomini provenienti da diverse regioni dei quattro angoli della Tunisia, tutti con una storia personale di successo, tutti sostenuti da UNIDO e IOM, le due agenzie delle Nazioni Unite che stanno realizzando rispettivamente i progetti Creative Tunisia e Mobi-TRE, grazie al sostegno finanziario dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Queste due iniziative incoraggiano lo spirito imprenditoriale, in particolare tra i giovani, e valorizzano le competenze locali attraverso la creazione di opportunità economiche e la modernizzazione degli apparati produttivi per una maggiore competitività su scala nazionale e internazionale.

La Tunisia, crocevia di civiltà nel corso dei secoli e ponte di scambi commerciali dalle sue coste ai villaggi berberi, possiede un vero e proprio know-how artigianale che porta i segni del passato e conserva le tradizioni. Questo patrimonio rafforza anche il tessuto economico del Paese, impiegando una gran parte della popolazione attiva su tutto il territorio nazionale. Oggi l’artigianato tunisino vuole essere vettore di una sorta di riabilitazione dei mestieri tradizionali. Non solo oggetti, ma creazioni che trasmettono la storia di una comunità e, allo stesso tempo, di un professionista che ha voluto giocare con le ispirazioni e le esigenze del mondo contemporaneo. Questo è il segreto dei nostri giovani presenti questa settimana a Milano. Riesumano il tesoro ancestrale e gli danno un aspetto innovativo; stanno al passo con i tempi senza perdere la memoria. E ce n’è per tutti i gusti: tessitura con materiali nobili e naturali, cosmetici e alimentari, decorazioni in ferro.

Queste creazioni aspettano solo di essere scoperte. “La nostra partecipazione alla fiera è molto importante perché ci dà la possibilità di far conoscere i nostri prodotti ad un pubblico internazionale”, dice Amel Laouini, tunisina residente in Italia che ha investito nella marca di cosmetici, Mliz Nature, nell’ambito del progetto Mobi-TRE. “Spero di arrivare alla fine di questo evento con nuove idee per il futuro e contatti utili per ulteriori affari”, conclude.

Infatti, la fiera è sia una vetrina che una piattaforma di scambio. Qui, un know-how specifico e senza tempo crea legami con l’altrove e con l’altro. “Questa esperienza ci aiuta a sviluppare i nostri prodotti secondo le esigenze del mercato internazionale e a diventare più competitivi nell’era della globalizzazione”, dice Faiez Boussaid, uno dei beneficiari del progetto Creative Tunisia.

Facciamo rivivere il passato nelle creazioni dei nostri giovani artigiani. Scopriamo il loro talento.

[COMUNICATO STAMPA] Insieme contro l’abbandono scolastico: cerimonia di consegna di beni ai Ministeri dell’Istruzione e dell’Agricoltura tunisini

           

 

Tunisi, il 21 febbraio 2022

Si è svolta a Megrine, presso il deposito centrale del Ministero dell’Istruzione tunisino, la cerimonia di consegna di 60 trattori agricoli dotati di cisterne, aratri e rimorchi, acquistati grazie ad un finanziamento della Cooperazione italiana di circa 3 milioni di euro. Erano presenti all’evento il Ministro dell’Istruzione Fethi Sellaouti, il Ministro dell’Agricoltura Mahmoud Elyes Hamza, l’Ambasciatore Lorenzo Fanara ed il Direttore della sede Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo di Tunisi, Andrea Senatori.

I 60 trattori verranno distribuiti in 20 Commissariati regionali per l’istruzione allo scopo di migliorare e facilitare l’approvvigionamento di acqua potabile degli istituti scolastici presenti nelle zone beneficiarie.

L’evento di oggi si inquadra in un’azione di più ampio respiro promossa dalla Cooperazione Italiana per la lotta contro l’abbandono scolastico. Nei prossimi mesi, infatti, saranno messi a disposizione ulteriori beni quali 95 minibus, 13 furgoncini per il trasporto di derrate alimentari ed altri equipaggiamenti e beni per un importo globale di circa 7,8 milioni di euro.

Con un portafoglio di circa 50 milioni di euro, l’istruzione è tra i settori di intervento prioritari della Cooperazione italiana in Tunisia. Numerose le iniziative che includono interventi per la creazione di mense scolastiche e il miglioramento della nutrizione in ambito scolastico; per la costruzione di servizi igienici, lo sviluppo di aree ludiche ed il miglioramento dell’offerta pedagogica.

 

CONTATTI :

Ambasciata d’Italia in Tunisia

Luigi Selandari Pasqualetti, Premier Secrétaire
E-mail : stampa.tunisi@esteri.it
Tèl:  +216 31321836
www.ambtunisi.esteri.it

AICS Tunisi

Martina Palazzo, Communication Officer
E-mail : martina.palazzo@aics.gov.it; comunicazione.tunisi@aics.gov.it
Tél : +216 71 893 321 / 144
www.tunisi.aics.gov.it

 

Scarica il comunicato stampa

I datteri del deserto tunisino sotto scacco

di Martina Palazzo

©AICS Tunisi/2022/MPalazzo

Un tempo distesa di sabbia calpestata da carovane di nomadi, Rjim Maatoug è ora un’oasi rigogliosa e popolata tra le dune del deserto nel sud-ovest della Tunisia, al confine con l’Algeria. In quasi trent’anni, la terra di nessuno è diventata casa per oltre 1300 famiglie che vivono di agricoltura e commercializzazione dei datteri, gli stessi che finiscono sulle tavole degli italiani e di molti altri europei. Qui il deserto si è trovato di fronte ad uno STOP, un’intimazione tassativa voluta dal Governo tunisino che, insieme alla Cooperazione italiana, ha combattuto fortemente contro la sua avanzata per tre decenni. Nello scacchiere vita versus desertificazione, la prima vittoria ha registrato circa 2000 ettari di terra sottratti al deserto e devoluti alla produzione della palma da dattero, fonte di reddito per la popolazione dei sei villaggi creati nell’ambito del progetto italo-tunisino. Case, scuole, luoghi di culto, dispensari, servizi commerciali e amministrativi consentono oggi ai più di sei mila abitanti della regione di Rjim Maatoug di accedere ai servizi di base.

Tra le palme, in preparazione per l’impollinazione primaverile, Nabila El Kadhri continua le sue ricerche sul dattero. Lei, ingegnere agronomo e ricercatrice presso il Centro Tecnico dei Datteri a Kebili, collabora da anni con l’Ufficio di Sviluppo di Rjim Maatoug (ODRM), l’ente esecutore del progetto pluri-decennale. Una volta a settimana, percorre quei 115 km che separano il suo laboratorio dalla parcella pilota di sperimentazione all’interno dell’oasi. Le sue giornate lavorative sono fatte di scienza e di natura, di studio e di applicazione, ma soprattutto di una vera dedizione alla pianta che ha accompagnato la sua vita fin dall’infanzia. “Originaria di questa regione, ho scelto di dedicare le mie ricerche alla palma da dattero che per me significa casa, origini, ma anche vita. Qui, infatti, essa regna sovrana nell’ecosistema oasiano e permette alla popolazione locale di sopravvivere. Donne e uomini sono implicati nella produzione del dattero e di questo frutto vivono”, racconta Nabila. Nell’ombra confortevole delle foglie, insieme a collaboratori e collaboratrici, esegue i prelievi di suolo e terra, testa nuove tecniche di fertilizzazione e di irrigazione, si approccia in maniera sperimentale all’irrorazione del polline e alla potatura. Tutto questo all’unico scopo di trovare delle soluzioni ai problemi che minacciano la qualità e la quantità della produzione dei datteri e, conseguentemente, la sopravvivenza della comunità umana.

“Ci sono problemi ambientali, le condizioni climatiche sono ostili e le risorse sempre più rare e difficili da sfruttare. La siccità, il caldo e i venti di sabbia aumentano l’apparizione di malattie la cui manifestazione è sempre più frequente e dannosa. Se la produzione è a rischio un anno, l’agricoltore ha difficoltà ad affrontare la stagione seguente”, testimonia Nabila. “Attraverso le mie ricerche, voglio dar voce e rispondere alle istanze dei produttori.”

La lotta vita versus desertificazione è ancora aperta nel Sahara, la distesa di sabbia più grande al mondo. Di fronte al surriscaldamento globale e al calo delle precipitazioni, piante e animali delle zone desertiche sfidano i propri limiti di tolleranza di temperatura e aridità. La sabbia avanza quasi impercettibile agli occhi della gente comune. Il caldo e la siccità lasciano gli acari proliferarsi e danneggiare la linfa vitale delle piante. L’aridità colora di bianco il suolo salino. Le palme hanno sempre di più la testa nel fuoco e sempre meno i piedi nell’acqua.

“Finché esistiamo, dobbiamo combattere insieme contro il cambiamento climatico affinché l’ecosistema delle oasi continui a vivere e a nutrire la popolazione. Ciò richiede un’azione collaborativa tra le istituzioni, gli enti statali e di ricerca e la popolazione locale. Lottiamo insieme”, è l’appello di Nabila per lo scacco matto che chiuderebbe la partita della sopravvivenza qui nel profondo sud sabbioso della Tunisia.

 

Guardate la video-testimonianza di Nabila:

Il progetto di “Riabilitazione e creazione di palmeti da dattero a Rjim Maatoug” consiste nella creazione di circa 2500 ha di palmeto da dattero e nella realizzazione delle infrastrutture socio-economiche ed abitative necessarie per l’insediamento delle popolazioni locali. Iniziato nel 1984 con una prima fase sperimentale finanziata dal governo tunisino, ha proseguito fino al 2020 con il supporto finanziario dell’Italia per un importo totale di 23 milioni di euro.

Classificato nell’ambito delle iniziative di sviluppo rurale e lotta contro la desertificazione, il progetto è realizzato in partenariato con l’ODRM, struttura alle dipendenze del Ministero della Difesa Nazionale, creata nel 1989.

Sete d’acqua

Di Martina Palazzo

Ciò che rende il deserto bello è che da qualche parte nasconde un pozzo”, così scriveva Antoine de Saint-Exupéry nel suo celebre racconto. Evocava la preziosità di una risorsa vitale anche lì dove distese di sabbia si perdono all’infinito.

L’oro blu è un requisito essenziale alla vita sul pianeta e l’accesso ad esso è ormai una questione sociale ed economica. Senz’acqua nessuna società potrebbe perseguire un cammino di crescita, di progresso e persino di sopravvivenza. C’è un legame innegabile tra la disponibilità di risorse idriche e lo sviluppo umano, soprattutto di natura socio-economica. Basti pensare che sono proprio i Paesi con un basso PIL a soffrire di più di carenze d’acqua. Tecnicamente, si parla di stress idrico, ovvero di una situazione critica in cui le risorse idriche disponibili sono inferiori alla domanda. In altre parole, non c’è abbastanza acqua per soddisfare i bisogni della popolazione, la cui crescita demografica, le attività produttive e lo stile di vita consumistico pretendono di attingere compulsivamente alle riserve mondiali di acqua di superficie e sotterranea.

Ma questa carenza è anche esacerbata dalla fluttuazione delle precipitazioni, dall’inquinamento, dalla deforestazione, dal riscaldamento globale e dalle calamità naturali, come la siccità e le inondazioni. Una moltitudine di fattori che, in un mondo in rapido cambiamento e interconnesso, continuerà ad assetare sempre più persone, a meno che l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua non diventi una priorità per ogni cittadino a tutti i livelli decisionali.

La Tunisia è soggetta a due climi, mediterraneo a nord e a est e sahariano a sud e a ovest, ed è un Paese in cui le risorse idriche sono fortemente minacciate. Con una doppia identità idrometeorologica, questo Paese è coperto per tre quarti di territorio da un ambiente arido o semi-arido. Qui la piovosità media annua è di soli 100 mm, nulla se si pensa che il tasso sbalza fino ai 1000mm in alcune zone del nord-ovest. Nelle regioni che confinano con il Sahara sono concentrate la maggior parte delle acque sotterranee profonde, esauribili perché provieniti da falde fossili. L’Intercalare Continentale e il Complesso Terminale sono le due riserve geologiche che hanno permesso nel corso dei secoli lo sviluppo di oasi, dove la presenza umana ha convissuto in simbiosi con l’ecosistema. Per più di un secolo, e soprattutto a partire dagli anni ’80, le trivellazioni hanno fortemente ridotto il livello delle riserve sotterranee. Dal canto loro, le risorse rinnovabili, distribuite principalmente nel nord e nel centro, sono invece soggette agli effetti di un clima vulnerabile e sempre più alterato dal cambiamento climatico. È uno scenario che porta ad un’unica conclusione: il bilancio idrico della Tunisia è in deficit. Infatti secondo l’ultimo rapporto del Water Resources Institute, è classificata al 30° posto su 164 (con una media di 410 m³ di acqua pro capite all’anno) nella categoria dei Paesi esposti a un forte stress idrico. Questo stress si intensificherà con l’accelerazione demografica che porterà ad un aumento della domanda di acqua per le attività economiche, di cui l’agricoltura è il settore più avaro (80%), e per l’acqua potabile. Lo sfruttamento eccessivo, inoltre, può anche provocare la deteriorazione della qualità dell’acqua fino al suo inutilizzo per il livello di salinità troppo elevato.

Nel sud della Tunisia, l’oasi gioca un ruolo economico importante considerato il suo statuto di datore di lavoro agricolo per la maggior parte dei lavoratori. Di fronte ai limiti e alle vulnerabilità del capitale idrico della Tunisia di oggi, la sostenibilità di questo ecosistema dipende essenzialmente dalla gestione razionale del suolo e delle risorse idriche.

A Tozeur, nell’ambito della strategia nazionale di lotta contro la desertificazione, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo sostiene la buona governance delle risorse naturali per migliorare le condizioni di vita della popolazione delle oasi. Con un finanziamento di circa 5,1 milioni di euro, il “Progetto integrato di sviluppo rurale nelle delegazioni di Hezoua e Tamerza“, realizzato dal Commissariato Regionale per lo Sviluppo Agricolo di Tozeur, interviene in 18 oasi per rafforzare lo sviluppo locale partecipativo, proteggere, migliorare e diversificare la produzione dei perimetri irrigati di fronte alle nuove sfide ambientali.

In particolare, in collaborazione con il Centro Regionale di Ricerca per l’Agricoltura delle Oasi di Degueche, il progetto ha realizzato due studi sull’applicazione di una tecnica di irrigazione localizzata appositamente studiata per ridurre il fabbisogno idrico e il consumo energetico. Una volta diffusa tra i contadini dell’oasi, la tecnica permetterà di ottimizzare maggiormente l’uso dell’acqua e di combattere l’avanzata del deserto.

 

Anche se lo stress idrico minaccia la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico della Tunisia, una gestione più razionale dell’acqua è ancora possibile. È necessario monitorare la situazione, affidarsi alle innovazioni tecnologiche, perseguire approcci integrati, ma soprattutto capire la bellezza di un pozzo in mezzo al deserto.

Cooperare per creare lavoro in Tunisia

©CEFA

di Martina Palazzo

Giovani, imprenditoria, marketing territoriale e partenariato italo-tunisino sono gli elementi fondanti del progetto Start-up Tunisie realizzato nel nord-ovest della Tunisia grazie al co-finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). A realizzare il progetto sul campo da inizio 2018 a giugno 2022 una rete di partner pubblici e privati, accademici e istituzionali, italiani e tunisini* capeggiati dal Comune di Fano e impegnati nel condividere know how e costruire relazioni di conoscenze tra imprese agricole biologiche marchigiane e imprese tunisine.

Con l’obiettivo di rafforzare il sistema delle piccole e medie imprese (PMI) gestite da donne e giovani, il progetto ha contribuito a promuovere nuove opportunità di lavoro tra quanti, per le condizioni storico-contestuali, nutrivano poche aspettative su potenziali entrate salariali. In Tunisia, infatti, sebbene l’economia abbia attraversato un significativo processo di ammodernamento, di diversificazione della produzione domestica e di aumento di esportazioni e di investimenti esteri dall’indipendenza ad oggi, la popolazione si ritrova ad affrontare un rinnovato periodo di insicurezza socio-economica che gli effetti di una pandemia globale, aggiunti all’instabilità politica e alle più recenti minacce alla sicurezza alimentare, hanno amplificato. Le ultime proiezioni di crescita per il 2022 si attestano al 2,6% secondo la Banca Centrale della Tunisia e il tasso di disoccupazione è arrivato a toccare il 16,1% nel primo trimestre del 2022, con tassi ancora più elevati per le donne (20,9%) e i giovani tra i 15 e i 24 anni (38,5%) secondo l’Istituto Nazionale della Statistica (INS).

In questo contesto delicato, le PMI potrebbero avere un ruolo centrale per il rilancio dell’economia tunisina in virtù della loro essenza di pilastro per il tessuto economico, contribuendo fino al 40% del PIL nazionale e offrendo lavoro a più della metà della popolazione. Dati INS alla mano, basta poco per capire che scommettere sulle PMI significa dare nuovi stimoli al clima degli affari e nuovi incentivi all’inclusione socio-economica di categorie della popolazione a più alto rischio di marginalizzazione.

Start-up Tunisie è intervenuta proprio in una delle regioni più povere e svantaggiate della Tunisia, ma a forte potenziale di sviluppo economico, con un focus sui settori dell’agricoltura, dell’allevamento, della trasformazione agro-alimentare e dei servizi eco-turistici. Sono state create 16 nuove imprese a impatto sociale e ambientale e rafforzate 14 già esistenti attraverso percorsi di coaching e formazione pianificati secondo i reali bisogni in marketing e commercializzazione e il sostegno alla partecipazione a manifestazioni fieristiche sul territorio nazionale. Al termine delle attività, sono stati creati 114 nuovi posti di lavoro a beneficio di risorse umane ben radicate nel territorio e conoscitrici della sua ricchezza. Il progetto ha consentito di impiegare una forza lavoro giovane, preparata e competente, con prospettive carrieristiche a più lungo raggio. È stata centrale la componente di autoctonia nel fare impresa per valorizzare al meglio il territorio, senza però rinunciare all’innovazione, all’internazionalizzazione e a nuovi modelli di business che il partenariato territoriale italo-tunisino ha contribuito ad integrare nelle strutture aziendali.

_______

* ALI Autonomie Locali Italiane, CEFA, Università di Urbino, Consorzio Marche Biologiche, Fondazione Agraria Cante di Montevecchio,  ODESYPANO – Ente dello Sviluppo Agro-Silvo-Pastorale del Nord-Ovest, ISPT – Istituto di ricerca e insegnamento superiore silvo-pastorale di Tabarka, CRDA – Commissariato Regionale dello Sviluppo Agricolo, Delegazione di Tabarka , Delegazione di Ain Draham, Delegazione di Fernana, Associazione Sidi Bou Zitouna.

 

4  Storie di successo

Firmato a Tunisi accordo di collaborazione tra MAECI, AICS e CIHEAM Bari

[c o m u n i c a t o  s t a m p a]

 Tunisi, 19 settembre 2022

Un accordo di collaborazione tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e la Sede italiana del Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei (CIHEAM Bari) relativo all’esecuzione del progetto “Azioni preliminari per la costituzione di bio-territori in Tunisia”, è stato firmato il 19 settembre a Tunisi, presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia. L’Accordo è stato sottoscritto dall’Ambasciatore, Lorenzo Fanara, dalla Vice Direttrice della Sede regionale dell’AICS di Tunisi, Annamaria Meligrana, e dal Direttore del CIHEAM Bari, Maurizio Raeli.

«La firma di quest’accordo testimonia il rinnovato impegno dell’Italia nel sostenere la Tunisia nel creare un modello di sviluppo inclusivo, equo e sostenibile. Preservare e valorizzare le risorse naturali nell’ottica di trovare un nuovo equilibrio tra comunità umane e territori è una delle nostre priorità in materia di cooperazione allo sviluppo», dichiara l’Ambasciatore Lorenzo Fanara.

Tra gli obiettivi del progetto “Azioni preliminari per la costituzione di bio-territori in Tunisia” vi è la promozione di iniziative di sviluppo locale a supporto di attività produttive, imprenditoriali e innovative, allo scopo di contribuire allo sviluppo di micro, piccole e medie imprese, valorizzare le risorse genetiche e naturali e il know-how locale. In risposta ad una richiesta del Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Idrauliche e della Pesca (MARHP) tunisino di assistenza istituzionale, tecnica e metodologica, le attività progettuali porteranno alla realizzazione di uno studio di prefattibilità, finalizzato alla costituzione di “bio-territori” in cinque aree pilota disseminate in diverse zone bioclimatiche del Paese, precisamente Hazoua (Tozeur), Majel Bel Abbes (Kasserine), Kesra (Siliana), Haouaria (Nabeul), e Sejnane (Bizerte). Caratterizzato da una componente trasversale di formazione, innovazione, divulgazione e ricerca, il progetto sarà realizzato in stretta collaborazione con la locale Direzione Generale per l’Agricoltura Biologica e permetterà di concepire delle soluzioni operative per lo sviluppo armonico di un bio-territorio nel quale la relazione uomo-ambiente si fonda sui principi ed obiettivi dell’agricoltura biologica.

La creazione di bio-territori in Tunisia, i primi nel continente africano, rappresenta un salto di qualità nella governance delle politiche e strategie di sviluppo rurale. Per la Cooperazione italiana è importante contribuire alla promozione di sistemi produttivi e di consumo a ridotto impatto, con il fine ultimo di perseguire un benessere equo e diffuso. Questo progetto s’inquadra nel Memorandum of Understanding in materia di cooperazione allo sviluppo per il periodo 2021-2023, quasi interamente dedicato al rilancio economico e sostenibile della Tunisia”, afferma la Dott.ssa Annamaria Meligrana, Vice Direttrice dell’AICS Tunisi.

«I rapporti tra CIHEAM Bari, MAECI e AICS -commenta il direttore del CIHEAM Bari, Maurizio Raelisono sempre stati improntati alla massima collaborazione e l’accordo appena siglato li rafforzerà ulteriormente. La nostra Organizzazione, che rappresenta un riferimento nel campo della formazione d’alto livello, della cooperazione internazionale e della consulenza tecnico-scientifica, si impegnerà a potenziare le capacità locali lungo l’intera filiera agricola, favorendo nuove e proficue collaborazioni con l’Italia». Con un finanziamento totale di 1 milione di euro, il progetto avrà una durata di 18 mesi.

 

CONTATTI :

Ambasciata d’Italia in Tunisia
Luigi Selandari Pasqualetti, Primo Segretario
E-mail : stampa.tunisi@esteri.it
Tel:  +216 31321836
www.ambtunisi.esteri.it

AICS Tunisi
Martina Palazzo, Communication Officer
E-mail : martina.palazzo@aics.gov.it; comunicazione.tunisi@aics.gov.it
Tel : +216 71 893 321 / 144
www.tunisi.aics.gov.it

CIHEAM Bari
Stefania Lapedota, Press Officer
E-mail: lapedotas@iamb.it  –  www.iamb.it
Tel.: +39 080 4606271 Mobile: +39 320 7157864

>>>Comunicato stampa in pdf

Evento di lancio della “GUIDA AGLI INVESTIMENTI PER I TUNISINI RESIDENTI ALL’ESTERO”

[COMMUNIQUÉ DE PRESSE]

Tunisi, 6 ottobre 2022

Il 15 ottobre 2022, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Tunisia e in Italia, in collaborazione con il Comune di Milano, organizza l’evento ufficiale di lancio della Guida agli investimenti per i tunisini residenti all’estero, realizzata nel quadro del progetto Mobi-TRE. “La migrazione come risorsa: la mobilitazione della diaspora tunisina e la stabilizzazione delle comunità svantaggiate in Tunisia”. Implementato dall’OIM e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), questo progetto mira a contribuire allo sviluppo economico delle regioni nord-occidentali e sud-orientali della Tunisia ad alto potenziale migratorio, attraverso la mobilitazione e l’impegno della diaspora tunisina, in particolare di quella stabilitasi in Italia. L’evento, che sarà trasmesso in diretta anche sulla pagina ufficiale di Hajti Bik e sui canali ufficiali dell’OIM Tunisia, riunirà i rappresentanti dei partner governativi, dei donatori, della comunità internazionale e della diaspora tunisina in Italia.

Sulla base delle lezioni apprese grazie al progetto Mobi-TRE, la redazione della guida è stata curata dall’OIM insieme ai membri del Comitato Tecnico Consultivo: l’Agenzia Nazionale per l’Occupazione e il Lavoro Indipendente (ANETI), l’Agenzia per la Promozione dell’Industria e dell’Innovazione (APII), l’Agenzia per la Promozione degli Investimenti Agricoli (APIA), il Centro di Promozione delle Esportazioni – Tunisia Export (CEPEX), il Ministero dell’Economia e della Pianificazione (MEP), l’Ufficio dei Tunisini all’Estero (OTE) e l’Ufficio Nazionale dell’Artigianato Tunisino (ONAT).

La Tunisia può contare su un’importante diaspora. Stando alle cifre dell’ultimo censimento i Tunisini Residenti all’Estero (TRE) rappresentano quasi il 14,7% della popolazione totale, ossia 1.731.619 cittadini all’estero (OTE, 2021). Il potenziale economico e socio-culturale della diaspora svolge un ruolo essenziale nello sviluppo dei Paesi d’origine, in particolare attraverso il trasferimento di capitale sociale, umano, culturale e finanziario. Le loro rimesse contribuiscono, tra l’altro, a combattere la povertà e a ridurre le disuguaglianze nelle comunità (OSM 10.c). Nel 2021, le rimesse dei TRE hanno raggiunto 8.618 M DT, pari al 6,6% del PIL (BCT, 2022). Per la Tunisia, questi flussi rappresentano la seconda fonte di valuta estera dopo i proventi delle esportazioni, contribuendo in modo significativo allo sviluppo socio-economico del Paese.

La promozione degli investimenti rientra tra le priorità del Governo tunisino e dei suoi partner internazionali. Tuttavia, gli investitori e i promotori tunisini, specie i membri della diaspora, esprimono il desiderio di avere un accesso più rapido e semplice a informazioni più comprensibili in merito alle procedure amministrative, ai servizi di orientamento e di informazione da parte delle strutture pubbliche e ai servizi ai cittadini. A tal fine, la Guida agli investimenti per i tunisini residenti all’estero, disponibile in due lingue (francese e arabo), è un testo di riferimento per gli investitori e i promotori di progetti imprenditoriali con informazioni essenziali su come investire in Tunisia.

Per ulteriori formazioni contattare :
Sig. Boubaker BOURICHA : bbouricha@iom.int oppure +216 29 686 462
Sig.ra. Martina PALAZZO : martina.palazzo@aics.gov.it ; comunicazione.tunisi@aics.gov.it oppure +216 71 893 144

 

>>Clicca qui per scaricare il comunicato stampa in pdf.

La tavola verde 2: uno zoom di immagini e parole sulla produzione sostenibile e la sicurezza alimentare in Tunisia

L’Ambasciata d’Italia in Tunisia e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) – Sede di Tunisi hanno organizzato lo scorso 27 ottobre l’evento “La tavola verde 2 / Produrre diversamente per #FameZero“!

Trasmesso anche in diretta Facebook su AICS Tunisi, “La tavola verde 2” ha invitato decisori politici, organizzazioni internazionali, società civile, settore privato e i cittadini a riflettere sull’urgenza e i benefici di una produzione alimentare responsabile che soddisfi i bisogni della comunità umana e preservi le risorse naturali in vista di un legame più sostenibile e rispettoso tra persone e territorio. Ad aprire il dibattito c’erano l’Ambasciatore d’Italia in Tunisia, Fabrizio Saggio, il Ministro dell’Agricoltura, Mahmoud Elyes Hamza, e la sindaca di Tunisi, Souad Abderrahim.

Quest’appuntamento tunisino si è inserito nel calendario della sesta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, l’evento pubblico italiano, esteso alle rappresentanze diplomatiche all’estero, per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani, imprese, associazioni e istituzioni sui temi legati allo sviluppo sostenibile, nonché per valutare i risultati raggiunti dalla comunità internazionale nell’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In continuità con La tavola verde organizzata nel 2021, ma con un occhio più teso all’attualità, quest’anno la Cooperazione italiana in Tunisia ha voluto scegliere un tema che si impone nell’agenda di ogni cittadino e legato all’obiettivo di sviluppo sostenibile 2 – sradicare la fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.

Nel cuore della Medina di Tunisi, presso il Presbiterio della chiesa del Santa Croce, rinnovato grazie ai fondi italiani e simbolo della pacifica coesistenza di culture, si sono ritrovati intorno al tavolo del dibattito l’AICS Tunisi, l’Istituto di Ricerca e dell’Insegnamento Superiore Agricoli (IRESA), la FAO, il CIHEAM di Bari, il CEFA, le associazioni tunisine Exploralis e ATUGE e un produttore biologico. I due panel – l’uno sulla produzione sostenibile per la transizione ecologica e la sicurezza alimentare, l’altro sul valore aggiunto di una produzione locale e biologica – hanno sollecitato il confronto di idee e la condivisione di informazioni potenzialmente convertibili in nuove politiche, investimenti e cambiamento di comportamento.

A seguire, si è dato spazio alla fase conclusiva del contest fotografico “Il percorso verde” rivolto a fotografi o aspiranti tali con l’obiettivo di raccogliere fotografie che immortalassero le pratiche ecologiche in uso in Tunisia nella produzione e trasformazione di prodotti agro e ittico-alimentari. Dal 14 al 23 ottobre, sono state ricevute 505 candidature con immagini provenienti da tutte le regioni tunisine. Le 16 foto finaliste sono state proiettate, esposte e valutate durante l’evento grazie all’animazione degli influencer Fatma Bououn e The Dreamer, quest’ultimo giudice speciale.

In un mondo in cui una crisi localizzata ha ripercussioni globali, in cui il cambiamento climatico e l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali minacciano il patrimonio naturale, la Cooperazione italiana ha voluto organizzare un evento formativo e ludico per richiamare l’attenzione dei singoli cittadini, delle istituzioni e della società civile sull’urgenza di ripensare le modalità di funzionamento della popolazione in un’ottica di conservazione e rigenerazione degli ecosistemi.

Scarica il comunicato stampa

Scarica il programma

Per rivedere l’evento:https://www.facebook.com/aicstunis/videos/694991465537526