Un “basta!” che salva

Per la rubrica: “Voci di Noi Altr* AICS”

di Martina Palazzo

«Mi è sempre stato tutto vietato, da bambina e da adulta. Il mio ruolo era obbedire e stare zitta.” Inizia così il racconto di Asma (nome fittizio), donna sulla quarantina e madre di 3 minori, vittima di violenze perpetue e soprusi che negli anni hanno spento qualsiasi sogno, annullato ogni germoglio d’ambizione. Vive in un villaggio di appena 600 abitanti in una zona costiera del sud della Tunisia, dove la pesca sfama le famiglie e i mezzi di trasporto per la grande città, Zarzis a mezz’ora di strada, sono radi.
Asma è una donna che si è ritrovata sola, senza casa e con tre bambini da accudire quando nel 2016 ha deciso di divorziare. La società le ha voltato le spalle senza diritto d’appello. La sua famiglia l’ha picchiata e l’ha denigrata verbalmente. “Una donna analfabeta come te non può permettersi di prendere decisioni. Torna a casa e sii paziente. Rispetta tuo marito e resta al tuo posto”, questa è stata la sentenza finale del padre. Nulla di diverso rispetto alle parole che amaramente raccoglieva ogni volta che varcava la porta di casa dei suoi genitori con i segni della violenza, quella fisica e quella morale, che mostrava sul volto e imprigionava negli occhi. Persino nell’intimità di coppia era trattata come un animale, come un cane al servizio di un uomo padrone privo di amore, di affettività, di rispetto. Eppure Asma ha resistito per 15 anni, annientata, violata e abusata tra le mura prigione di quella casa. Tre gravidanze dopo, ha deciso di dire “basta!”. “Quando ho sentito il pianto del mio terzogenito appena uscito dal mio ventre, ho capito che dovevo mettere un punto. Dovevo proteggere i miei figli e assicurar loro un futuro di sogni. Non ero più solo responsabile della mia vita, eravamo in quattro”, dice Asma con la voce strozzata.

Il piccolo aveva appena un mese di vita quando Asma si è recata presso il centro polivalente “Nejmet Tounes”, creato dal CIHEAM nell’ambito del progetto regionale GEMAISA, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Una sua vicina le aveva consigliato di partecipare ad una delle sessioni d’informazione, sensibilizzazione, formazione e orientamento rivolte alle donne per facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Asma non cercava un impiego, ma uno spazio dove liberarsi dal fardello. Lì ha deciso di confessare e confessarsi, proprio lì ha trovato chi ha ascoltato la sua storia. Tra le orecchie ricettive c’erano quelle di Samia Mtimet, la responsabile del progetto e del centro. È lei che dal 2016 accoglie le donne di Zarzis e dintorni che hanno bisogno di assistenza professionale, tecnica, psicologica e giuridica. Samia, grazie ad un training ad hoc fornito dall’associazione LeNove, ascolta in totale riservatezza, registra i dati e poi indica l’entità più indicata per dare un seguito alla richiesta.

 

“Persino durante la pandemia covid-19 abbiamo dato continuità ai nostri servizi telefonicamente. È importante che queste donne sappiano che qui c’è sempre qualcuno disponibile e pronto ad ascoltarle”, rivela Samia. Niente di più vero se si considera l’impatto del confinamento, decretato dal governo come misura preventiva contro l’espandersi del coronavirus, sulle donne. Dal 22 marzo al 3 maggio 2020, il numero verde istituito dal Ministero della Donna ha ricevuto più di 7000 segnalazioni di violenze di genere. Nello stesso periodo la pandemia ha causato spesso l’impossibilità per le vittime di accedere ai servizi di giustizia, minacciandone la sicurezza fisica e psicologica. Sebbene la legge tunisina n. 58 del 2017 rappresenti uno strumento legale per eliminare le violenze di genere, il numero di donne vittime di atti di violenza domestica e familiare è in aumento.

 

“I problemi più ricorrenti delle donne sono legati ai divorzi difficili, all’eredità e alle questioni fondiarie, agli abusi di potere sul posto di lavoro e alle violenze”, ci spiega Tijania Jelliti, avvocatessa di Zarzis che presta servizio volontario presso lo sportello giuridico di Nejmet Tounes. È lei che ha seguito legalmente Asma dal 2016 a settembre 2021 quando il tribunale ha chiuso definitivamente il caso, riconoscendole il diritto a riappropriarsi della casa e a ricevere mensilmente il mantenimento dal marito per sé e per i figli.

In Tunisia esiste un quadro legislativo che riconosce e tutela i diritti delle donne, ma molte non ci si appellano perché ne ignorano l’esistenza. Non difendono i loro diritti perché non sanno di averli,” conclude l’avvocatessa.

 

Asma oggi lavora, non vive più nel silenzio e nel diniego. “Quando mi guardo allo specchio vedo ancora una bambina che ha tanti sogni da realizzare”, ci racconta con un sorriso quasi furtivo. Lei ha trovato altre donne sul cammino della liberazione e della riaffermazione personale. A dispetto del ripudio della sua comunità d’origine, ancora intrisa di preconcetti e costumi iniqui, Asma è riuscita a trovare la forza nella sua progenie, in quella che lei definisce “espansione del mio io”. Per loro vuole essere un modello di vita, un esempio di coraggio e di forza perché gli obiettivi si sognano e si realizzano solo grazie ad un forte senso di autodeterminazione.

“Oggi racconto la mia storia perché possa essere d’ispirazione a molte donne che subiscono violenze. Abbiate coraggio di denunciare per iniziare a vivere.”

               

GEMAISA è un progetto regionale finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e realizzato dal CIHEAM di Bari in sei Paesi del Mediterraneo, (Marocco, Tunisia, Egitto, Giordania, Libano e Palestina). Il progetto, composto di due fasi e conclusosi a settembre 2021, mira a migliorare i mezzi di sostentamento delle donne rurali aumentandone la partecipazione nelle filiere agroalimentari locali e contribuendo al rafforzamento della capacità dei Ministeri dell’Agricoltura circa l’integrazione delle questioni di genere nelle loro politiche, strategie e programmi. L’obiettivo finale di tutte le attività è di avviare un’azione collettiva per il cambiamento e l’inclusione di genere sostenendo la partecipazione delle donne alla vita e al lavoro civile.

L’Agenzia sostiene la “16 Days Campaign” per prevenire e eliminare la violenza contro le donne e le ragazze. #OrangetheWorld

Il “fatto a mano” tunisino alla Fiera dell’Artigianato di Milano

   

di Martina Palazzo

Per la prima volta nella loro carriera, 12 artigiani tunisini espongono le loro creazioni oltre i confini nazionali. Sono a Milano all’« Artigiano in fiera » dal 4 al 12 dicembre per mostrare il savoir-faire del loro Paese tra tradizione e innovazione.

Giovani donne e uomini provenienti da diverse regioni dei quattro angoli della Tunisia, tutti con una storia personale di successo, tutti sostenuti da UNIDO e IOM, le due agenzie delle Nazioni Unite che stanno realizzando rispettivamente i progetti Creative Tunisia e Mobi-TRE, grazie al sostegno finanziario dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Queste due iniziative incoraggiano lo spirito imprenditoriale, in particolare tra i giovani, e valorizzano le competenze locali attraverso la creazione di opportunità economiche e la modernizzazione degli apparati produttivi per una maggiore competitività su scala nazionale e internazionale.

La Tunisia, crocevia di civiltà nel corso dei secoli e ponte di scambi commerciali dalle sue coste ai villaggi berberi, possiede un vero e proprio know-how artigianale che porta i segni del passato e conserva le tradizioni. Questo patrimonio rafforza anche il tessuto economico del Paese, impiegando una gran parte della popolazione attiva su tutto il territorio nazionale. Oggi l’artigianato tunisino vuole essere vettore di una sorta di riabilitazione dei mestieri tradizionali. Non solo oggetti, ma creazioni che trasmettono la storia di una comunità e, allo stesso tempo, di un professionista che ha voluto giocare con le ispirazioni e le esigenze del mondo contemporaneo. Questo è il segreto dei nostri giovani presenti questa settimana a Milano. Riesumano il tesoro ancestrale e gli danno un aspetto innovativo; stanno al passo con i tempi senza perdere la memoria. E ce n’è per tutti i gusti: tessitura con materiali nobili e naturali, cosmetici e alimentari, decorazioni in ferro.

Queste creazioni aspettano solo di essere scoperte. “La nostra partecipazione alla fiera è molto importante perché ci dà la possibilità di far conoscere i nostri prodotti ad un pubblico internazionale”, dice Amel Laouini, tunisina residente in Italia che ha investito nella marca di cosmetici, Mliz Nature, nell’ambito del progetto Mobi-TRE. “Spero di arrivare alla fine di questo evento con nuove idee per il futuro e contatti utili per ulteriori affari”, conclude.

Infatti, la fiera è sia una vetrina che una piattaforma di scambio. Qui, un know-how specifico e senza tempo crea legami con l’altrove e con l’altro. “Questa esperienza ci aiuta a sviluppare i nostri prodotti secondo le esigenze del mercato internazionale e a diventare più competitivi nell’era della globalizzazione”, dice Faiez Boussaid, uno dei beneficiari del progetto Creative Tunisia.

Facciamo rivivere il passato nelle creazioni dei nostri giovani artigiani. Scopriamo il loro talento.

I datteri del deserto tunisino sotto scacco

di Martina Palazzo

©AICS Tunisi/2022/MPalazzo

Un tempo distesa di sabbia calpestata da carovane di nomadi, Rjim Maatoug è ora un’oasi rigogliosa e popolata tra le dune del deserto nel sud-ovest della Tunisia, al confine con l’Algeria. In quasi trent’anni, la terra di nessuno è diventata casa per oltre 1300 famiglie che vivono di agricoltura e commercializzazione dei datteri, gli stessi che finiscono sulle tavole degli italiani e di molti altri europei. Qui il deserto si è trovato di fronte ad uno STOP, un’intimazione tassativa voluta dal Governo tunisino che, insieme alla Cooperazione italiana, ha combattuto fortemente contro la sua avanzata per tre decenni. Nello scacchiere vita versus desertificazione, la prima vittoria ha registrato circa 2000 ettari di terra sottratti al deserto e devoluti alla produzione della palma da dattero, fonte di reddito per la popolazione dei sei villaggi creati nell’ambito del progetto italo-tunisino. Case, scuole, luoghi di culto, dispensari, servizi commerciali e amministrativi consentono oggi ai più di sei mila abitanti della regione di Rjim Maatoug di accedere ai servizi di base.

Tra le palme, in preparazione per l’impollinazione primaverile, Nabila El Kadhri continua le sue ricerche sul dattero. Lei, ingegnere agronomo e ricercatrice presso il Centro Tecnico dei Datteri a Kebili, collabora da anni con l’Ufficio di Sviluppo di Rjim Maatoug (ODRM), l’ente esecutore del progetto pluri-decennale. Una volta a settimana, percorre quei 115 km che separano il suo laboratorio dalla parcella pilota di sperimentazione all’interno dell’oasi. Le sue giornate lavorative sono fatte di scienza e di natura, di studio e di applicazione, ma soprattutto di una vera dedizione alla pianta che ha accompagnato la sua vita fin dall’infanzia. “Originaria di questa regione, ho scelto di dedicare le mie ricerche alla palma da dattero che per me significa casa, origini, ma anche vita. Qui, infatti, essa regna sovrana nell’ecosistema oasiano e permette alla popolazione locale di sopravvivere. Donne e uomini sono implicati nella produzione del dattero e di questo frutto vivono”, racconta Nabila. Nell’ombra confortevole delle foglie, insieme a collaboratori e collaboratrici, esegue i prelievi di suolo e terra, testa nuove tecniche di fertilizzazione e di irrigazione, si approccia in maniera sperimentale all’irrorazione del polline e alla potatura. Tutto questo all’unico scopo di trovare delle soluzioni ai problemi che minacciano la qualità e la quantità della produzione dei datteri e, conseguentemente, la sopravvivenza della comunità umana.

“Ci sono problemi ambientali, le condizioni climatiche sono ostili e le risorse sempre più rare e difficili da sfruttare. La siccità, il caldo e i venti di sabbia aumentano l’apparizione di malattie la cui manifestazione è sempre più frequente e dannosa. Se la produzione è a rischio un anno, l’agricoltore ha difficoltà ad affrontare la stagione seguente”, testimonia Nabila. “Attraverso le mie ricerche, voglio dar voce e rispondere alle istanze dei produttori.”

La lotta vita versus desertificazione è ancora aperta nel Sahara, la distesa di sabbia più grande al mondo. Di fronte al surriscaldamento globale e al calo delle precipitazioni, piante e animali delle zone desertiche sfidano i propri limiti di tolleranza di temperatura e aridità. La sabbia avanza quasi impercettibile agli occhi della gente comune. Il caldo e la siccità lasciano gli acari proliferarsi e danneggiare la linfa vitale delle piante. L’aridità colora di bianco il suolo salino. Le palme hanno sempre di più la testa nel fuoco e sempre meno i piedi nell’acqua.

“Finché esistiamo, dobbiamo combattere insieme contro il cambiamento climatico affinché l’ecosistema delle oasi continui a vivere e a nutrire la popolazione. Ciò richiede un’azione collaborativa tra le istituzioni, gli enti statali e di ricerca e la popolazione locale. Lottiamo insieme”, è l’appello di Nabila per lo scacco matto che chiuderebbe la partita della sopravvivenza qui nel profondo sud sabbioso della Tunisia.

 

Guardate la video-testimonianza di Nabila:

Il progetto di “Riabilitazione e creazione di palmeti da dattero a Rjim Maatoug” consiste nella creazione di circa 2500 ha di palmeto da dattero e nella realizzazione delle infrastrutture socio-economiche ed abitative necessarie per l’insediamento delle popolazioni locali. Iniziato nel 1984 con una prima fase sperimentale finanziata dal governo tunisino, ha proseguito fino al 2020 con il supporto finanziario dell’Italia per un importo totale di 23 milioni di euro.

Classificato nell’ambito delle iniziative di sviluppo rurale e lotta contro la desertificazione, il progetto è realizzato in partenariato con l’ODRM, struttura alle dipendenze del Ministero della Difesa Nazionale, creata nel 1989.

Sete d’acqua

Di Martina Palazzo

Ciò che rende il deserto bello è che da qualche parte nasconde un pozzo”, così scriveva Antoine de Saint-Exupéry nel suo celebre racconto. Evocava la preziosità di una risorsa vitale anche lì dove distese di sabbia si perdono all’infinito.

L’oro blu è un requisito essenziale alla vita sul pianeta e l’accesso ad esso è ormai una questione sociale ed economica. Senz’acqua nessuna società potrebbe perseguire un cammino di crescita, di progresso e persino di sopravvivenza. C’è un legame innegabile tra la disponibilità di risorse idriche e lo sviluppo umano, soprattutto di natura socio-economica. Basti pensare che sono proprio i Paesi con un basso PIL a soffrire di più di carenze d’acqua. Tecnicamente, si parla di stress idrico, ovvero di una situazione critica in cui le risorse idriche disponibili sono inferiori alla domanda. In altre parole, non c’è abbastanza acqua per soddisfare i bisogni della popolazione, la cui crescita demografica, le attività produttive e lo stile di vita consumistico pretendono di attingere compulsivamente alle riserve mondiali di acqua di superficie e sotterranea.

Ma questa carenza è anche esacerbata dalla fluttuazione delle precipitazioni, dall’inquinamento, dalla deforestazione, dal riscaldamento globale e dalle calamità naturali, come la siccità e le inondazioni. Una moltitudine di fattori che, in un mondo in rapido cambiamento e interconnesso, continuerà ad assetare sempre più persone, a meno che l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua non diventi una priorità per ogni cittadino a tutti i livelli decisionali.

La Tunisia è soggetta a due climi, mediterraneo a nord e a est e sahariano a sud e a ovest, ed è un Paese in cui le risorse idriche sono fortemente minacciate. Con una doppia identità idrometeorologica, questo Paese è coperto per tre quarti di territorio da un ambiente arido o semi-arido. Qui la piovosità media annua è di soli 100 mm, nulla se si pensa che il tasso sbalza fino ai 1000mm in alcune zone del nord-ovest. Nelle regioni che confinano con il Sahara sono concentrate la maggior parte delle acque sotterranee profonde, esauribili perché provieniti da falde fossili. L’Intercalare Continentale e il Complesso Terminale sono le due riserve geologiche che hanno permesso nel corso dei secoli lo sviluppo di oasi, dove la presenza umana ha convissuto in simbiosi con l’ecosistema. Per più di un secolo, e soprattutto a partire dagli anni ’80, le trivellazioni hanno fortemente ridotto il livello delle riserve sotterranee. Dal canto loro, le risorse rinnovabili, distribuite principalmente nel nord e nel centro, sono invece soggette agli effetti di un clima vulnerabile e sempre più alterato dal cambiamento climatico. È uno scenario che porta ad un’unica conclusione: il bilancio idrico della Tunisia è in deficit. Infatti secondo l’ultimo rapporto del Water Resources Institute, è classificata al 30° posto su 164 (con una media di 410 m³ di acqua pro capite all’anno) nella categoria dei Paesi esposti a un forte stress idrico. Questo stress si intensificherà con l’accelerazione demografica che porterà ad un aumento della domanda di acqua per le attività economiche, di cui l’agricoltura è il settore più avaro (80%), e per l’acqua potabile. Lo sfruttamento eccessivo, inoltre, può anche provocare la deteriorazione della qualità dell’acqua fino al suo inutilizzo per il livello di salinità troppo elevato.

Nel sud della Tunisia, l’oasi gioca un ruolo economico importante considerato il suo statuto di datore di lavoro agricolo per la maggior parte dei lavoratori. Di fronte ai limiti e alle vulnerabilità del capitale idrico della Tunisia di oggi, la sostenibilità di questo ecosistema dipende essenzialmente dalla gestione razionale del suolo e delle risorse idriche.

A Tozeur, nell’ambito della strategia nazionale di lotta contro la desertificazione, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo sostiene la buona governance delle risorse naturali per migliorare le condizioni di vita della popolazione delle oasi. Con un finanziamento di circa 5,1 milioni di euro, il “Progetto integrato di sviluppo rurale nelle delegazioni di Hezoua e Tamerza“, realizzato dal Commissariato Regionale per lo Sviluppo Agricolo di Tozeur, interviene in 18 oasi per rafforzare lo sviluppo locale partecipativo, proteggere, migliorare e diversificare la produzione dei perimetri irrigati di fronte alle nuove sfide ambientali.

In particolare, in collaborazione con il Centro Regionale di Ricerca per l’Agricoltura delle Oasi di Degueche, il progetto ha realizzato due studi sull’applicazione di una tecnica di irrigazione localizzata appositamente studiata per ridurre il fabbisogno idrico e il consumo energetico. Una volta diffusa tra i contadini dell’oasi, la tecnica permetterà di ottimizzare maggiormente l’uso dell’acqua e di combattere l’avanzata del deserto.

 

Anche se lo stress idrico minaccia la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico della Tunisia, una gestione più razionale dell’acqua è ancora possibile. È necessario monitorare la situazione, affidarsi alle innovazioni tecnologiche, perseguire approcci integrati, ma soprattutto capire la bellezza di un pozzo in mezzo al deserto.

Firmato il nuovo accordo tra AICS e OPBG per la cura di pazienti pediatrici libici

Roma, 7 aprile 2022Firmato oggi l’accordo fra l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (OPBG) per la cura in Italia di pazienti pediatrici affetti da patologie gravi.

L’ accordo, del valore di 2,425 milioni di euro, rientra nell’ambito del progetto della Cooperazione Italiana ”Intervento di emergenza a favore di bambini libici affetti da gravi patologie”, approvato dalla Vice Ministra degli Maeci, Marina Sereni.

La firma dell’accordo consentirà a 25 pazienti pediatrici non curabili in Libia di essere assistiti dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. I giovani malati, che saranno accompagnati in Italia da un genitore o tutore legale, riceveranno presso l’OPBG cure sanitarie, assistenza sociale e psicologica e potranno seguire percorsi scolastici adeguati ai loro bisogni. La presenza di mediatori culturali di lingua araba faciliterà una corretta comunicazione fra i giovani pazienti, i loro familiari ed il personale della struttura sanitaria.

“L’Accordo firmato oggi conferma l’efficacia di una partnership frutto della sinergia fra l’impegno umanitario e un’eccellenza sanitaria italiana come quella dell’Ospedale Bambino Gesù”- ha dichiarato Luca Maestripieri, direttore di Aics. “L’Ospedale Bambino Gesù si farà carico anche dei controlli clinici, come ad esempio i Day Hospital e parteciperà alle spese con il suo contributo organizzativo, logistico, di mediazione culturale e di supporto agli accompagnatori dei pazienti in cura. A ciò si aggiunge il contributo della Sede AICS di Tunisi, del MAECI e dell’Ambasciata di Tripoli che collaborano attivamente al progetto. Sono tutti presupposti che mi rendono particolarmente fiducioso che questo nuovo Accordo riuscirà a raggiungere i risultati auspicati e, ciò che più conta, potrà dare una nuova vita a 25 giovani pazienti libici”.

Desidero ringraziare l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Marina Sereni, per questa nuova iniziativa che ci permette di accogliere altri 25 bambini libici con gravi patologie insieme alle loro famiglie”- ha dichiarato Mariella EnocPresidente Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Mentre a livello internazionale conflitti insensati e cruenti, disastri climatici e aumento delle povertà segnano con i propri effetti proprio i più piccoli e indifesi, avvertiamo con rinnovata urgenza la responsabilità di offrire disponibilità ai “figli del mondo” che hanno bisogno della nostra capacità di cura e di accoglienza”.

I pazienti verranno identificati tramite l’Ambasciata d’Italia a Tripoli e in stretto coordinamento con gli Ospedali Pediatrici locali di riferimento (Tripoli, Benghasi, Sebha e Kufra). Verranno presi in carico i pazienti affetti da patologie gravi per cui si richiedono cure salvavita di estrema urgenza in settori di eccellenza dell’OPBG, le cui cartelle cliniche verranno condivise con il personale dell’OPBG. L’Ambasciata stessa fornirà anche un punto di contatto presso l’Ospedale locale di riferimento del paziente stesso, con cui l’OPBG potrà interloquire per la presa in carico e le cure del paziente nonché per le cure sanitarie necessarie in seguito al rientro in Libia.

L’iniziativa è il risultato di una partnership avviata nel 2019, per volontà del MAECI con la firma di un accordo fra AICS e OPBG che ha consentito, ad oggi, di offrire cure a 12 giovani libici con patologie onco-ematologiche presso lo stesso Ospedale.

Cooperare per creare lavoro in Tunisia

©CEFA

di Martina Palazzo

Giovani, imprenditoria, marketing territoriale e partenariato italo-tunisino sono gli elementi fondanti del progetto Start-up Tunisie realizzato nel nord-ovest della Tunisia grazie al co-finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). A realizzare il progetto sul campo da inizio 2018 a giugno 2022 una rete di partner pubblici e privati, accademici e istituzionali, italiani e tunisini* capeggiati dal Comune di Fano e impegnati nel condividere know how e costruire relazioni di conoscenze tra imprese agricole biologiche marchigiane e imprese tunisine.

Con l’obiettivo di rafforzare il sistema delle piccole e medie imprese (PMI) gestite da donne e giovani, il progetto ha contribuito a promuovere nuove opportunità di lavoro tra quanti, per le condizioni storico-contestuali, nutrivano poche aspettative su potenziali entrate salariali. In Tunisia, infatti, sebbene l’economia abbia attraversato un significativo processo di ammodernamento, di diversificazione della produzione domestica e di aumento di esportazioni e di investimenti esteri dall’indipendenza ad oggi, la popolazione si ritrova ad affrontare un rinnovato periodo di insicurezza socio-economica che gli effetti di una pandemia globale, aggiunti all’instabilità politica e alle più recenti minacce alla sicurezza alimentare, hanno amplificato. Le ultime proiezioni di crescita per il 2022 si attestano al 2,6% secondo la Banca Centrale della Tunisia e il tasso di disoccupazione è arrivato a toccare il 16,1% nel primo trimestre del 2022, con tassi ancora più elevati per le donne (20,9%) e i giovani tra i 15 e i 24 anni (38,5%) secondo l’Istituto Nazionale della Statistica (INS).

In questo contesto delicato, le PMI potrebbero avere un ruolo centrale per il rilancio dell’economia tunisina in virtù della loro essenza di pilastro per il tessuto economico, contribuendo fino al 40% del PIL nazionale e offrendo lavoro a più della metà della popolazione. Dati INS alla mano, basta poco per capire che scommettere sulle PMI significa dare nuovi stimoli al clima degli affari e nuovi incentivi all’inclusione socio-economica di categorie della popolazione a più alto rischio di marginalizzazione.

Start-up Tunisie è intervenuta proprio in una delle regioni più povere e svantaggiate della Tunisia, ma a forte potenziale di sviluppo economico, con un focus sui settori dell’agricoltura, dell’allevamento, della trasformazione agro-alimentare e dei servizi eco-turistici. Sono state create 16 nuove imprese a impatto sociale e ambientale e rafforzate 14 già esistenti attraverso percorsi di coaching e formazione pianificati secondo i reali bisogni in marketing e commercializzazione e il sostegno alla partecipazione a manifestazioni fieristiche sul territorio nazionale. Al termine delle attività, sono stati creati 114 nuovi posti di lavoro a beneficio di risorse umane ben radicate nel territorio e conoscitrici della sua ricchezza. Il progetto ha consentito di impiegare una forza lavoro giovane, preparata e competente, con prospettive carrieristiche a più lungo raggio. È stata centrale la componente di autoctonia nel fare impresa per valorizzare al meglio il territorio, senza però rinunciare all’innovazione, all’internazionalizzazione e a nuovi modelli di business che il partenariato territoriale italo-tunisino ha contribuito ad integrare nelle strutture aziendali.

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* ALI Autonomie Locali Italiane, CEFA, Università di Urbino, Consorzio Marche Biologiche, Fondazione Agraria Cante di Montevecchio,  ODESYPANO – Ente dello Sviluppo Agro-Silvo-Pastorale del Nord-Ovest, ISPT – Istituto di ricerca e insegnamento superiore silvo-pastorale di Tabarka, CRDA – Commissariato Regionale dello Sviluppo Agricolo, Delegazione di Tabarka , Delegazione di Ain Draham, Delegazione di Fernana, Associazione Sidi Bou Zitouna.

 

4  Storie di successo

Inaugurato il mercato del pesce di Houmt Souk a Gerba grazie ai fondi della Cooperazione italiana

[Comunicato stampa]

12 dicembre 2022

La cerimonia di inaugurazione del mercato del pesce di Houmt Souk si è svolta ieri, a Gerba, alla presenza del Governatore di Medenine, Said BEN ZAYED,  dell’Ambasciatore italiano in Tunisia, Fabrizio SAGGIO, dei rappresentanti dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), dei sindaci delle comunità beneficiarie e di tutti gli attori che operano nel settore della pesca.

L’evento è stato organizzato dalla sede italiana del CIHEAM (Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei) nell’ambito del progetto NEMO KANTARA – Stabilizzazione e Sviluppo Socioeconomico delle Regioni Costiere Tunisine, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), attraverso l’AICS. Con un budget complessivo di 5 milioni di euro, per una durata di tre anni, il progetto è realizzato dal CIHEAM Bari in stretta collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura al fine di migliorare i sistemi di produzione e consumo per una crescita socioeconomica sostenibile.

“Gli interventi finanziati dall’Italia, tra cui il progetto NEMO KANTARA, hanno una duplice finalità: da un lato, migliorare la sostenibilità dei sistemi produttivi, creando ricchezza più duratura e occupazione; dall’altro, garantire una produzione sufficiente basata sulla qualità degli alimenti, assicurando al contempo l’equilibrio degli ecosistemi e la conservazione della biodiversità. Ciò implica l’urgenza di costruire un nuovo paradigma di sviluppo in cui l’aumento della produzione si accompagni all’uso razionale delle risorse naturali e la tradizione delle tecniche di pesca e di acquacoltura si incontri con la modernizzazione e l’innovazione”, ha dichiarato l’Ambasciatore Saggio.

La ristrutturazione del mercato del pesce di Houmt Souk è una delle attività del progetto che si propone di rafforzare le organizzazioni dei produttori ittici e degli attori istituzionali, allo scopo di creare sinergie per una gestione sostenibile delle risorse naturali e migliorare la competitività degli operatori della pesca. Inoltre, il mercato del pesce di Houmt Souk rappresenta un passo fondamentale e necessario per garantire la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti ittici a vantaggio dei consumatori.

Altri interventi sono previsti per potenziare le infrastrutture e i servizi, diversificare le attività produttive e offrire nuove opportunità ai giovani e alle donne, garantendo uno sviluppo integrato e sostenibile, la sicurezza sul lavoro e la capacità economica.

In occasione dell’inaugurazione del mercato del pesce di Houmt Souk sono state organizzate visite nelle aree di intervento del progetto, tra cui Gabès dove, nel Centro di formazione professionale per la pesca (CFPP), sono state realizzate azioni di rafforzamento strutturale e di formazione tecnica destinata a giovani studenti e  operatori. La delegazione guidata dall’Ambasciatore ha visitato anche le start-up che hanno ricevuto fondi di investimento a titolo di cofinanziamento e dono. Grazie all’approccio partecipativo adottato, l’attività di finanziamento ha permesso di coinvolgere tutti gli attori interessati e  di rispondere al meglio alle esigenze e alle richieste del territorio, di diversificare e incrementare le fonti di reddito e di salvaguardare la stabilità finanziaria dei giovani, delle donne e dei pescatori delle comunità target, individualmente o collettivamente.

 

CONTATTI:

CIHEAM BARI

Facebook : NEMO Kantara
E-mail : rezgui@iamb.it
Cellulare: +216 22 176 688
Sito web: www.iamb.it

AICS Tunisi

Martina Palazzo, Communication Officer
E-mail : martina.palazzo@aics.gov.it; comunicazione.tunisi@aics.gov.it
Tel.: +216 71 893 321 / 144
www.tunisi.aics.gov.it

>> Scarica il comunicato stampa in pdf

INAUGURATA LA NUOVA SEDE DELL’AICS TUNISI. L’impegno continuo e crescente della Cooperazione italiana in Tunisia, Libia, Marocco e Algeria.

 

[comunicato stampa]

Tunisi, 12 maggio 2023

È stata inaugurata ieri nel tardo pomeriggio la nuova sede dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) a Tunisi, competente per i quattro Paesi del Maghreb Tunisia, Libia, Marocco e Algeria. Alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia, Fabrizio Saggio, del Vicedirettore dell’Agenzia, Leonardo Carmenati, e dei principali partner istituzionali ed esecutivi, il Direttore di Sede, Andrea Senatori, ha accolto gli invitati in un evento all’insegna del talento tunisino e della gioventù.

Con un portafoglio attuale di quasi 60 iniziative per un importo totale di 683,5 milioni di euro, la Cooperazione italiana è presente nella regione maghrebina da decenni allo scopo di sostenere la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili, rispondere alle crisi contestuali e globali, contribuire alla protezione dei diritti umani e ai processi di democratizzazione per garantire stabilità e pace in tutta l’area.

“La Tunisia ospita una delle sedi più importanti per l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, perché interviene in una regione prioritaria per l’Italia. Tra le due sponde del Mediterraneo c’è un mare che, aldilà delle prime pagine dei quotidiani, è un ponte virtuoso per gli scambi di conoscenze, di beni e di potenziale umano”, ha dichiarato il Vicedirettore dell’AICS, Leonardo Carmenati.

La Tunisia continua a rappresentare per l’Italia una priorità, concetto ribadito a più riprese nel corso delle recenti visite politiche, e catalizza la maggior parte delle risorse finanziarie dell’AICS Tunisi.

“Oggi l’Italia è il primo partner commerciale della Tunisia e uno dei principali donatori in materia di cooperazione allo sviluppo. Il nostro impegno al fianco del Governo tunisino è rafforzato da anni di dialogo trasparente e collaborazione continua che consentono di raggiungere obiettivi comuni e risultati concreti. Penso ad esempio ai 14.000 posti di lavoro creati e consolidati grazie alle nove linee di credito, ai più di 2000 ettari sottratti all’avanzata del deserto a Rjim Maatoug e consacrati alla coltivazione di palmeti da dattero, alle scuole costruite e alle strutture sanitarie riabilitate”, ha affermato l’Ambasciatore d’Italia a Tunisi, Fabrizio Saggio.

Cerniera tra Europa e Africa, la Tunisia è il Paese dove la Cooperazione italiana interviene attualmente per creare i primi bio-territori del continente africano, per offrire formazione professionale ai giovani, per potenziare il Made in Tunisia e valorizzare il patrimonio immateriale, per promuovere sistemi produttivi locali e sostenibili. Oltre ai fondi italiani, in risposta alla crisi alimentare causata dalla guerra russo-ucraina e in un’ottica di lungo termine, l’AICS implementa un programma finanziato dall’Unione europea per sostenere il settore cerealicolo tunisino.

Sempre più in linea con il nesso aiuto umanitario-sviluppo-pace, la Cooperazione italiana opera in Libia per contribuire alla stabilizzazione e la ricostruzione del Paese, investendo in settori chiave – salute, protezione, acqua e igiene, agricoltura – per migliorare le condizioni di vita della popolazione libica e migrante. In altri contesti come il Marocco, gli interventi resi possibili grazie ai fondi italiani mirano a sostenere la micro-imprenditoria, a fornire acqua potabile nelle zone rurali, a proteggere e valorizzare il patrimonio archeologico e promuovere l’inclusione sociale delle persone con handicap. In Algeria continua il dialogo con i Ministeri per realizzare progetti nei settori della gioventù e sport, turismo e artigianato, ambiente, salute e educazione, nonché il contributo per garantire sicurezza alimentare, educazione di qualità e accesso ai servizi di salute per la popolazione saharawi.

“Tutto questo non sarebbe possibile senza il partenariato solido che abbiamo costruito negli anni con le istituzioni locali, la società civile, il sistema delle Nazioni Unite, il settore privato e il mondo accademico. Insieme co-operiamo e co-creiamo azioni per un mondo più equo, in cui ogni persona possa avere l’opportunità di sviluppare il proprio potenziale, accedere a risorse e servizi comuni, vedere i propri diritti rispettati”, ha concluso così il suo discorso di benvenuto il Direttore dell’AICS Tunisi, Andrea Senatori.

L’evento è stata un’occasione per accogliere i principali partner dell’AICS Tunisi presso la nuova Sede, ma anche un momento per dar spazio ai giovani, una delle categorie prioritarie delle azioni della Cooperazione italiana, nell’esprimere talento e creatività in performance artistiche live.

 

[Il video della nuova sede, realizzato in collaborazione con le associazioni Brotherood Art et Mobdiun]

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Firmato l’accordo di 1 milione di euro tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Banca Mondiale per sostenere il programma di riforme in Tunisia

[Comunicato stampa]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TUNISI, 1 giugno 2023 – Oggi, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Banca Mondiale hanno siglato l’accordo dal valore di 1 milione di euro in sostegno alle attività del fondo fiduciario “Tunisia Economic Resilience and Inclusion” (TERI), realizzato dalla Banca Mondiale per sostenere il programma di riforme e rafforzare la capacità della Tunisia nel rispondere alle attuali sfide economiche e sociali.

La cerimonia di firma si è tenuta presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia in Tunisia, F. Saggio, che ha accolto per l’occasione il Rappresentante Residente della Banca Mondiale in Tunisia, Alexandre Arrobbio, il Direttore della Sede Regionale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) di Tunisi, Andrea Senatori e la Programme Manager della Banca Mondiale, Zouhour Karray.

Nell’ambito del fondo TERI, il contributo italiano è finalizzato a supportare le attività della Delivery Unit presso la Presidenza del Governo volte a coordinare ed accelerare l’attuazione delle riforme identificate dal Governo tunisino come prioritarie ed urgenti.

“La firma di questo accordo è un’ulteriore prova del sostegno a 360 gradi del Governo italiano alla Tunisia e si aggiunge agli oltre 700 milioni di euro di progetti attualmente in corso e programmati dalla Cooperazione italiana nel Paese. Nell’ambito di un approccio globale, l’accordo di oggi ribadisce l’impegno dell’Italia a sostenere il processo di attuazione delle riforme prioritarie nel pieno rispetto della volontà delle istituzioni tunisine”, ha dichiarato l’Ambasciatore Saggio.

“La Banca Mondiale è lieta di collaborare con il Governo della Repubblica Italiana per finanziare le attività della Delivery Unit in Tunisia”, ha dichiarato Alexandre Arrobbio, Rappresentante Residente della Banca Mondiale in Tunisia. “Questo progetto ci consentirà di accelerare l’attuazione delle azioni prioritarie individuate dal governo tunisino, migliorando così i servizi pubblici per i cittadini e le imprese. Ci impegniamo a proseguire la collaborazione con i nostri partner italiani per sostenere le riforme e promuovere lo sviluppo in Tunisia.”

“Grazie a questo accordo, la Cooperazione italiana, attraverso l’AICS, farà parte di uno strumento multi-partner che permetterà di cogliere collettivamente le sfide di uno sviluppo locale equo e sostenibile, di promuovere sinergie positive tra i diversi attori dello sviluppo e di ridurre la frammentazione degli aiuti”, ha dichiarato Andrea Senatori, Direttore dell’AICS Tunisi, a margine della cerimonia.

Il Governo italiano e la Banca Mondiale continueranno a collaborare per rafforzare le capacità dell’amministrazione tunisina, migliorare i servizi pubblici e promuovere una crescita economica sostenibile nel Paese.

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Online il toolkit Ocse – Dac per il finanziamento della società civile nei Paesi partner

È online il toolkit Funding Civil Society in Partner Countries promosso dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Il documento offre una guida pratica agli aderenti alla Raccomandazione del Comitato per l’assistenza allo sviluppo (Dac)  sull’abilitazione della società civile alla cooperazione allo sviluppo e all’assistenza umanitaria.

Queste linee guida operative informano sulle principali scelte di finanziamento nei Paesi partner della cooperazione allo sviluppo per rafforzare la leadership e la titolarità locali e promuovere una società civile forte, indipendente e diversificata.